giovedì 14 aprile 2016

Quei quattordici mesi che cambiarono il destino di Verderio Superiore

Seconda parte

La Brianza è sempre stata una terra contadina, un polmone verde, un territorio ricco di boschi, cascine e campanili, vissuta da genti laboriose e produttive. In questa plaga lombarda i borghesi e le più affermate famiglie aristocratiche milanesi costruirono le loro sontuose dimore di villeggiatura e svilupparono alcune loro attività industriali.
Già a partire dalla metà del 1500 Verderio Superiore registrò la presenza di una famiglia di antica nobiltà lombarda, gli Ajroldi, la quale possedeva ingenti proprietà terriere e immobiliari. Nei secoli successivi, a seguito di divisioni di proprietà tra gli eredi e cattive gestioni immobiliari, gli Ajroldi lasciarono spazio ad altre famiglie, quali i Confalonieri, gli Arrigoni, i Ruscone e, ultima in ordine temporale, la famiglia Gnecchi(1). Questo casato, a partire da metà Ottocento, divenne proprietario della quasi totalità delle terre e degli immobili di Verderio Superiore, con propaggini a Verderio Inferiore, Paderno d’Adda e in altri comuni. Gli Gnecchi, almeno fino ai primi anni Venti del Novecento, assegnavano le loro proprietà disponibili ai coloni attraverso contratti di mezzadria, che vennero trasformati successivamente nei cosiddetti contratti misti. I coloni erano oltremodo gravati delle spese di coltivazione, da obblighi accessori consistenti in regalie (pollame, alcune parti degli animali d’allevamento e uova da fornire gratuitamente al padrone) e prestazioni manuali che il colono parziario doveva al padrone del fondo. Per molti anni, inoltre, il potente agente e fattore della casa padronale ebbe l’autorità e la facoltà di sfrattare, dalla casa e dai poderi, quei coloni che avessero commesso furti o compiuto azioni contro le proprietà. Ma non solo: sarebbero stati colpiti anche coloro che avessero assunto comportamenti indecorosi e lesivi dei principi morali.    
 
 
Villa Gnecchi ripresa dal parco e dalla fontana di Nettuno (cliccare sulle foto per ingrandirle)
 
Le testimonianze dei vecchi contadini, tramandate oralmente negli anni, ed i testi storici citati nella bibliografia, compreso il Liber chronicus, redatto con cadenza quasi giornaliera dai parroci a partire dal 1897, riportano citazioni e testimonianze che riguardano momenti di tensione e di forte protesta fra i coloni. A cavallo tra la seconda e la terza decade del Novecento, Verderio Superiore fu teatro di alcune assemblee organizzate per protestare contro il caro affitti e manifestazioni che videro i contadini dirigersi più volte verso il maestoso cancello della villa padronale, oppure le ragazze e le donne dell’incannatoio della seta scioperare e manifestare per avere l’aumento di paga e una vita in fabbrica più dignitosa.
Molti verderiesi, a partire dalla seconda metà del Novecento, hanno ritenuto perlomeno fondato e plausibile il fatto che i motivi che generarono una così forte presenza di socialisti e comunisti, considerevolmente maggiore rispetto ad altri comuni brianzoli, fossero da ricercare all’interno di una serie di cause, sia di carattere internazionale e nazionale sia di natura locale, sinteticamente elencate poco sopra. Per completare il quadro, a Verderio Superiore operarono senza dubbio uomini politicamente abili e capaci, che maturarono le migliori esperienze grazie anche al pendolarismo verso realtà “più avanzate” e verso le fabbriche di Milano e Sesto San Giovanni, i quali seppero cogliere le novità e trasmettere le nuove idee rivoluzionarie esplose in quegli anni, portandole fin dentro la piccola comunità locale. Questa situazione spinse il parroco del tempo, don Luigi Galbiati, a presagire l’avvento di “una nuova generazione depravata e triste”.

Secondo il censimento della popolazione italiana, nel 1921 Verderio Superiore contava 1.206 abitanti ed i risultati delle elezioni politiche svoltesi in quell’anno e nel 1924 furono i seguenti:
 

Elezioni a Verderio Superiore 1921 e 1924
   
         
         
Elezioni politiche 15maggio 1921  
PPI (1)
Socialisti
 
Blocco (2)
 
49
133
 
33
         
Elezioni politiche 6 aprile 1924 *
PPI (1)
 
Lista socialcomunista (3)
Listone (4)
 
?
 
193
?
Note:  
1 - Partito Popolare Italiano, ispirato alla dottrina sociale della Chiesa, fondato da don Luigi Sturzo
2 - Bloccchi nazionali, aggregazione politica di destra nella quale fu eletto, tra gli altri, Benito Mussolini
3 - Lista formata da un'alleanza tra socialisti e comunisti  
4 - Lista Nazionale formata da fascisti e partiti di destra  
*   Sul Liber chronicus, don Luigi Galbiati scrive che "si ebbero qui, su meno di trecento votanti, ben centonovantatré voti comunisti!"
    Occorre tenere in considerazione che nel 1924 le donne non avevano diritto di voto  

In relazione ad una così forte presenza di socialisti e comunisti, che confermava e consolidava una tendenza già in essere nei primi due decenni del Novecento, Verderio Superiore venne definita la “Stalingrado della Brianza”. Non si registrarono casi simili in tutta la Brianza comasca, lecchese e monzese e furono pochi anche i casi presenti in Lombardia. Quando si registrarono le condizioni per poter svolgere elezioni politiche e amministrative libere (ovviamente non negli anni della dittatura fascista e durante la seconda guerra mondiale) i partiti e le liste formate da comunisti e socialisti vinsero tutte le competizioni elettorali.
Nel mese di agosto 1944, Alcide De Gasperi, segretario della Democrazia Cristiana e Palmiro Togliatti, segretario del Partito comunista italiano, si dimostrarono favorevoli alla questione dell'estensione del suffragio anche alle donne: fu per merito di questi due grandi  uomini politici che prese forma il decreto De Gasperi-Togliatti, meglio conosciuto come decreto Bonomi. Dopo le classiche ed estenuanti mediazioni, volte a definire i contenuti del decreto, le donne furono chiamate a votare per la prima volta alle elezioni amministrative, che si svolsero a partire dal 10 marzo 1946, ed al Referendum istituzionale Monarchia-Repubblica, tenutosi il 2 giugno dello stesso anno. Il 17 marzo 1946 in numerosi comuni brianzoli, tra cui i due Verderio, si svolsero le prime elezioni amministrative comunali dalla fine della seconda guerra mondiale, alle quali parteciparono, come sopraccennato, anche le donne.
In quegli anni, Verderio, come buona parte dei comuni brianzoli di allora, era distante dalle grandi vie di comunicazione e ciò permetteva di difendersi dal turbinare frenetico delle città e di mantenere un’immagine arcadica e di agreste serenità. Nell’immaginario popolare, soprattutto delle persone più anziane, la terra di Brianza, almeno fino agli anni Sessanta/Settanta, è stata una Buona Terra, la Brianza di tempi forse più felici e spensierati, certamente più lenti e maggiormente intrisi di solidarietà e spirito cooperativo. In questo contesto si svolse la competizione elettorale.
Vediamo nel dettaglio i risultati ottenuti dalle due liste presentatesi.


Elezioni a Verderio Superiore 1946
   
       
       
Elezioni comunali 17 marzo 1946
Indipendenti (1)
Lista socialcomunista (2)
 
 
165(3)
569(4)
 
       
Referendum istituzionale 2 giugno 1946
Repubblica
Monarchia
 
 
619
88
 
 
DC
PCI
PSI
Deputati Assembl. Costituente 2 giugno 1946
(Democraz. Crist.)
(Partito comunista)
(Part. socialista)
 
192
240
276
Note:  
1 - Lista comunale formata da cattolici e filoclericali  
2 - Lista formata da un'alleanza tra socialisti e comunisti  
3 - Voti totali ottenuti da Rodolfo Gavazzi, capolista, candidato che prese il maggior numero di preferenze
4 - Voti tot. ottenuti da Ugo Festini, candidato che ottenne il maggior numero di preferenze  
 
 
Nel marzo 1946, come palesato dalla tabella, la lista socialcomunista stravinse le elezioni comunali. Fu eletto sindaco Paolo Rota. La giunta comunale ebbe il compito gravoso di riscrivere le regole democratiche dell’ente locale, di ricostruire una comunità appena uscita dalla guerra, di dare impulso e sviluppo ad un’economia disastrata. Temi di una complessità tale che per essere affrontati e risolti avrebbero avuto bisogno di risorse economiche adeguate, che non ci furono, e tempi più lunghi per l’attuazione del programma. L’amministrazione di sinistra, come abbiamo visto, cominciò però a lavorare all’interno di un clima a lei non certo favorevole e con la difficoltà di assumere decisioni in un paese nel quale la maggior parte delle terre e degli immobili erano di proprietà di una sola famiglia e della Curia. Deliberò le prime decisioni in materia di opere pubbliche, cercò di dare risposte alle pressanti esigenze di una popolazione che voleva lasciarsi alle spalle la guerra, creò nuovi servizi per la comunità. Ma la cappa dei pregiudizi ideologici, delle ingerenze esterne e delle tensioni internazionali fu più forte del lavoro svolto dalla giunta comunale.
Cerchiamo di capirne i motivi partendo dai risultati delle elezioni politiche a Verderio Superiore del 18 aprile 1948.


Elezioni a Verderio Superiore 1948
     
       
 
DC (1)
Fronte (2)
Unità Socialista
Elezioni politiche Senato 18 aprile 1948
218
389
11
Elezioni politiche Camera Deputati 18 aprile 48
290
438
13
       
Note:  
1 - Democrazia Cristiana  
2 - Fronte Democratico Popolare composto da comunisti e socialisti  
 
 
Arrivò il fatidico 1948, dunque, e poi la scomunica papale del 1949 con il conseguente clima di forti contrasti e tensioni. Nel 1950 in paese avvenne il fattaccio dei coscritti di leva. Già, i coscritti. Non sono stati dimenticati, stanno festeggiando in osteria.
Riprendo dunque il racconto, entrando nel dettaglio dei fatti.

Otto aprile 1950, vigilia di Pasqua. Come tradizione, i coscritti fanno baldoria. In quegli anni, la festa degli iscritti all'anagrafe nello stesso anno "di leva" si svolgeva in un periodo temporale compreso fra i tre ed i sette giorni. Era una tradizione consolidata, un piacere vederli bivaccare scompostamente sul carro addobbato a festa, sul quale non mancavano mai la damigiana di vino rosso e i salami appesi. Nelle comunità appena uscite dalla guerra questi ragazzi portavano una ventata di vitalità ed anche un po’ di sana goliardia, con i loro cappelli variopinti, il foulard, i gagliardetti. Facevano festa per le vie dei paesi, cantando accompagnati dal fisarmonicista e passando casa per casa, in ogni cortile e cascina, a raccogliere ciò che le povere famiglie contadine e operaie potevano concedere: un po’ di farina, qualche sacchetto di frumento e granoturco, un salame nostrano, due o tre uova, una bottiglia di vino. Una piccola realtà e una intera comunità in festa, nella quale, entro poche decine di metri, era racchiuso tutto il loro mondo: il municipio, la scuola, le osterie, i pochi negozi a gestione familiare, la chiesa, gli oratori, l’asilo infantile.
Franz Kafka, il grande scrittore praghese, ebbe modo di scrivere al suo insegnante di ebraico circa il piccolo mondo nel quale viveva: “Il mio liceo era qui, l’università era là, nell’edificio che guarda da questa parte, e un pochino più a sinistra c’era il mio ufficio. In questo piccolo cerchio… è racchiusa tutta la mia vita”.

I coscritti di un comune brianzolo in posa

Foto di gruppo dei coscritti del 1930 di Verderio Superiore (fonte Quand sérum bagaj di Giulio Oggioni)

La sera dell’8 aprile, dunque, i coscritti della classe 1930 stavano festeggiando presso l’osteria del Prestinèe, di proprietà della famiglia Riva. Avevano cenato ed avevano proseguito la festa giocando a carte e alla morra, cantando canzoni popolari, bevendo qualche bicchiere di buon vino. Ragazzi di vent’anni, con tanta voglia di dimenticare l’oppressione del regime fascista e le distruzioni della guerra. Era trascorsa da poco la mezzanotte. Due giovani carabinieri fecero il loro ingresso nell’osteria. Segnalarono al proprietario il superamento dell’orario di apertura e chiesero i documenti a tutti i presenti, al fine di registrare i dati anagrafici. Fu una vera e propria schedatura, per alcuni immotivata, perché i coscritti ed i pochi avventori presenti stavano ritornando alle loro abitazioni. Tanto è vero che un paio di giovani di leva ed alcuni clienti erano già rincasati prima di mezzanotte.
A onor del vero, il riconoscimento e la schedatura da parte delle forze dell’ordine dei clienti delle osterie di Verderio Superiore era prassi consolidata già da qualche mese. Parve, a molti, che Verderio Superiore fosse un comune “sorvegliato speciale”. Qualcuno ha sempre sostenuto che ciò avveniva perché il paese era amministrato da una giunta socialcomunista ed i residenti erano maggiormente controllati, rispetto ad altre parti. Per quale fine, lo si capì più avanti. Una settimana prima di Pasqua i carabinieri avevano svolto dei controlli, con schedature e richiesta delle generalità degli astanti, presso la sede della Cooperativa San Giuseppe(2) in piazzetta Roma e all’osteria Motta, detta Carlón, all’inizio di via Sernovella.


L'osteria del Prestinèe vista dal cortile (sopra) e l'esterno dell’osteria Carlón (fonte Giulio Oggioni)


Ritorniamo ai coscritti. Il casus belli potrebbe essere scaturito, secondo alcune testimonianze, da un “contatto” tra il calcio del fucile di un carabiniere e un giovane coscritto o, come sostenuto da altri, dal roteare del manganello che colpì uno dei giovani presenti. Sta di fatto che nacque un’istintiva reazione che generò un diverbio, un'alzata di toni, ma non si registrarono liti né tantomeno atti di violenza. I due giovani carabinieri uscirono dal locale e inforcarono le loro biciclette, ritornando in caserma a Merate, mentre i coscritti, come da tradizione, andarono a trascorrere la notte sui fienili e nelle calde stalle della cascina Airolda, in dialetto locale l’Irolda.  
Ciò che avvenne durante le prime ore del mattino del 9 aprile fu drammatico. Il paese venne militarizzato. Alle cinque del mattino del giorno di Pasqua una colonna di camionette delle forze dell’ordine occupò letteralmente via sant’Ambrogio, al fine di controllare la principale via d’accesso al paese e bloccare eventuali fughe dei ricercati, schedati la sera precedente. Alcuni di essi vennero arrestati presso le loro abitazioni, la maggior parte furono prelevati alla cascina Airolda, ancora avvolti nel sonno. Undici giovani di leva ed alcuni cittadini verderiesi vennero ammanettati e caricati su un camion e condotti nel carcere di Pescarenico. Nei successivi tre-quattro giorni vennero rilasciati i proprietari dell’osteria, il fisarmonicista e un paio di cittadini. Due verderiesi vennero inspiegabilmente arrestati e condotti in carcere dopo una settimana dai fatti. Gli arrestati subirono un processo che inflisse loro condanne pesantissime, che variarono dai quattordici ai sedici mesi di reclusione.     
I parenti e semplici cittadini di Verderio si prodigarono per alleviare la durezza della carcerazione, attraverso frequenti visite presso il carcere e donazioni di pacchi contenenti vestiti, viveri e materiale di conforto. Dopo alcune settimane di detenzione, ai coscritti fu concessa la possibilità di lavorare durante alcune ore del giorno presso botteghe e laboratori artigianali di Lecco. Terminati i periodi di carcerazione, interamente scontati, i verderiesi ritornarono alle loro case ed agli affetti dei loro parenti. Ma nulla fu come prima. Questa terribile vicenda segnò per sempre la piccola comunità che, nei mesi successivi, fu costretta a subire altre tensioni e lacerazioni.

Per alcune persone del luogo gli arresti furono dovuti all’eccessiva reazione di un coscritto contro un carabiniere, per altri, la maggior parte della popolazione verderiese, furono un pretesto, voluto e cercato, il classico casus belli. Nel linguaggio comune, la locuzione casus belli può essere utilizzata per indicare un fatto o un evento che viene proposto quale motivazione ufficiale per l’origine di un caso o di un conflitto, ma che, spesso, rappresenta solo un elemento secondario, anche se eclatante. Anzi, più clamore suscita, meglio è per coloro che intendono raggiungere lo scopo prefissato. Quindi, il casus belli è spesso un pretesto, una provocazione che deve necessariamente generare clamore. Nei fatti in questione, il casus belli fu la provocazione attuata nei confronti degli inconsapevoli coscritti, entrati in un tritacarne molto più grande di loro. Ci fu una “regia occulta” che elaborò e mise in atto una strategia ben precisa, volta a sortire gli effetti auspicati? La maggioranza della popolazione percepì subito la gravità del disegno sotteso per raggiungere l’obiettivo? Oggi è difficile rispondere a queste domande, sono trascorsi troppi anni e sono venuti a mancare quasi tutti i protagonisti. Gli effetti furono palesemente evidenti solo qualche mese dopo, nel 1951, ma allora fu tardi per rimediare. Il destino di Verderio Superiore era ormai stato tracciato. 

Per completare il quadro di questa storia, in quegli anni di forti contrasti politici e sociali, è fondamentale occuparsi anche del ruolo che ebbero i parroci locali, in un periodo storico nel quale la Chiesa cattolica si vide minacciata dal radicamento del socialismo nella sua sempre incontrastata egemonia nelle società rurali e contadine(3). In Brianza la Chiesa ebbe, da sempre, un ruolo centrale, non solo nella evangelizzazione e nell'insegnamento della dottrina, ma anche nello svolgimento della vita quotidiana delle persone. La fede si esplicava giorno per giorno, attraverso numerosi segni del sacro (cappelle, edicole votive, immagini devozionali…) e pratiche: dalla messa mattutina al suono delle campane, dalla recita dell’Angelus e dell’Ave Maria al Rosario recitato la sera, prima di coricarsi. Per non parlare degli appuntamenti annuali molto attesi: Cresima, Prima Comunione, Corpus Domini, le processioni, le Sante Quarantore, la festa del patrono.

La chiesa di Verderio ex Superiore nel periodo natalizio (foto di Mauro Brivio)

Manca quindi un tassello importante del racconto, che cercherò adesso di inserire.
La parrocchia di Verderio Superiore, dal 1897 al 1923, venne guidata da don Luigi Galbiati, il quale la resse durante i turbolenti anni del radicamento del socialismo in Brianza, della depressione agricola ed economica e delle conseguenti proteste contadine ma, soprattutto, durante gli anni in cui si svolsero la “guerra di Libia” e la “Grande Guerra”, che portarono molto dolore e lutti in alcune famiglie verderiesi. Don Galbiati morì l’11 agosto 1923 a Verderio Superiore, ove venne seppellito nel cimitero locale.
 
La tomba di don Luigi Galbiati nel cimitero di Verderio ex Superiore
 
Un paio di mesi dopo venne chiamato don Carlo Greppi, che diresse la parrocchia per ben ventisette anni, fino al 1950. Don Carlo si prodigò molto per la costruzione dell’oratorio maschile, inizialmente contrastata dalla famiglia Gnecchi, e per la nascita dell’Azione Cattolica, che riteneva entrambi necessari per rilanciare l’azione della parrocchia in un “paese a sfondo feudale”. Fu, per sua stessa ammissione fatta sul Liber chronicus, “un simpatizzante del Fascismo quando poté ottenere (1924-25) che non avvenissero devastazioni in Parrocchia…” (La chiesa parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano, p.175) ma, a quanto pare, la sua simpatia durò solo fino ai primi anni Trenta. Fece rilievi critici in più d’un occasione verso alcune scelte e determinazioni operate dalla famiglia Gnecchi, con la quale ebbe diversi incontri al fine di ricomporre tensioni sociali e cercare punti di mediazione tra la casa padronale ed i contadini. La sua attività pastorale e sociale fu contraddistinta da una persistente azione contro i seppur timidi cambiamenti nei costumi che stavano assumendo i più giovani. Decisamente più critiche e dure furono le prese di posizione di don Greppi contro i nascenti movimenti politici che traevano origine da ideologie di matrice marxista e rivoluzionaria. Il quadro era decisamente complicato e, come ho cercato di documentare, le tensioni e le pressioni esterne al piccolo borgo brianzolo avevano raggiunto livelli difficilmente contenibili. Nel mese di ottobre del 1950 don Carlo Greppi lasciò il suo incarico causa seri problemi di salute.

Don Carlo Greppi

Il 10 febbraio 1951 fece il suo ingresso in paese don Antonio Molteni. Il nuovo parroco impostò la sua azione con il massimo di incisività e determinazione. Programmò numerose iniziative volte a potenziare le attività della parrocchia e dell’oratorio. Si interessò caparbiamente, fin oltre l’ingerenza, della vita politica del comune, fino ad imporre il suo ruolo e la sua figura di uomo di Chiesa nelle scelte politiche e sociali che i verderiesi avrebbero dovuto invece compiere liberamente, privi di condizionamenti e ricatti. Se è vero che don Molteni si trovò a dirigere la parrocchia locale nel bel mezzo della Guerra Fredda e della scomunica papale, è altrettanto vero, come recitano le cronache del tempo, che il parroco intraprese tutte le azioni in suo potere, ma è ragionevole pensare che andò oltre tale confine, volte a modificare lo status quo politico, consolidato in Comune da oltre trent’anni. Sono numerose le iniziative che il parroco assunse a tal fine: dall’intervento diretto durante un comizio dei comunisti in vista delle elezioni comunali del maggio 1951 (La chiesa parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano, p.186) al rifiuto di officiare la benedizione natalizia presso la Cooperativa San Giuseppe, sede delle sezioni del Pci e del Psi (Ivi, p.191), dal divieto alle ragazze di frequentare la sala da ballo a Paderno d’Adda, pena l’espulsione dall’associazione delle “Figlie di Maria” alla minaccia di negare l’assoluzione durante la confessione agli iscritti al Partito comunista e a quello socialista, qualora gli stessi non avessero restituito, nelle mani dello stesso parroco, le tessere di iscrizione a quei partiti. Fatti e comportamenti, vissuti direttamente da molte persone ed ancora oggi ricordati dai più anziani, che minarono la convivenza pacifica della comunità verderiese e introdussero elementi di divisione e discriminazione e feroce contrapposizione fra i cittadini stessi. Alcuni residenti del paese mi hanno riferito che tale clima produsse pesanti ripercussioni anche sotto l’aspetto economico di alcune famiglie. L’ottuso fanatismo sprigionato in quegli anni, rafforzato dall’onda lunga del maccartismo americano, fece sì che le libertà civili variassero in funzione del partito di appartenenza. Un iscritto al Partito comunista italiano, ad esempio, oltre ad essere scomunicato dalla Chiesa cattolica, era discriminato nei concorsi pubblici e perdeva la possibilità di essere assunto in molte grandi aziende, col pretesto che potesse essere un sovversivo. Successe anche a Verderio che alcuni iscritti al Pci, ovvero appartenenti a famiglie di sinistra, soprattutto giovani, non poterono essere assunti presso aziende statali o di natura pubblica in quanto privi dell’indispensabile nulla-osta del parroco e del sindaco del comune.     

Al termine di quei terribili anni, gli aventi diritto dei 1.140 residenti del paese votarono alle elezioni amministrative, che si tennero il 28 maggio 1951. Furono elezioni per il rinnovo dei consigli provinciali e comunali. Il clima politico e sociale, rispetto al ’48, non era certo migliorato. Le tensioni internazionali e interne al nostro Paese si accentuarono, come pure aumentarono proteste e manifestazioni contro il governo De Gasperi. A livello nazionale la Democrazia cristiana ebbe un forte tracollo di voti, passando dal 48,5% al 39% mentre la percentuale dei voti dei partiti di sinistra ebbe un modesto incremento dal 35 al 37%. Verderio Superiore, invece, amministrata dal 1946 al 1951 da un’amministrazione socialcomunista, “cambiò colore”. In quegli anni, interi ceppi familiari e patriarcali, tradizionalmente di sinistra, passarono “nell’altro campo politico”. La giunta, guidata dal sindaco Paolo Rota, direttore dello Scatolificio Ambrosiano, di proprietà di Francesco Passaquindici, anch’esso in lista nel 1946 con comunisti e socialisti, pagò pesantemente quel terribile clima politico e ideologico. L’amministrazione comunale ed i partiti di riferimento non ressero il terremoto che avvenne sopra le loro teste.  Ma, col senno di poi, quegli amministratori probabilmente non si resero conto fino in fondo di ciò che stava per travolgerli. Non ebbero né gli strumenti né, si presume, gli argomenti per opporvisi. Furono schiacciati dagli eventi nazionali e internazionali, da un lato, ma soprattutto dal brutto clima che si creò a livello locale.
I risultati delle elezioni comunali del 1951 sono più eloquenti di qualsiasi altra e ulteriore considerazione.


Elezioni a Verderio Superiore 1951
   
       
       
 
DC
Unione Democratici (4)
PSDI (5)
Elezioni provinciali 28 maggio 1951
346
347
28
Elezioni comunali 28 maggio 1951
365(1) - 392(2)
290(1) - 318(3)
 
       
Note:  
1 - Voti del solo contrassegno di lista  
2 - Voti ottenuti da Rodolfo Gavazzi, capolista della DC, che prese il maggior numero di preferenze 
3 - Voti totali ottenuti da Luigi Zambelli, candidato dell'UD, che prese il maggior numero di preferenze 
4 - Lista formata da un'alleanza tra comunisti e socialisti   
5 - Partito socialista democratico italiano      

 
Su questi risultati varrebbe la pena spendere due parole in più, perché sarebbe interessante capire quali motivi indussero molti elettori verso il voto disgiunto. Come risulta evidente, la lista socialcomunista era ancora prima, seppur di un solo voto, nelle elezioni provinciali, mentre soccombette, dopo trent’anni, in quelle comunali. Le spiegazioni potrebbero essere diverse e di segno opposto, ugualmente valide ed accettabili. Probabilmente, la risposta più plausibile e politicamente valida potrebbe essere motivata dal fatto che i cittadini di Verderio Superiore vollero mantenere una forte matrice di sinistra, espressa nelle elezioni più politiche, “lo zoccolo duro”, come si usava dire in quegli anni, mentre, per quanto riguarda l’espressione del voto comunale, più tipicamente locale, potrebbero essere stati influenzati e intimoriti dagli eventi avvenuti nei mesi precedenti. E’ francamente difficile spiegare come abbia potuto avvenire, in soli cinque anni, un crollo simile; praticamente la lista di sinistra vide dimezzati i propri voti, da 569 a 290.
 
Nel 1957 iniziò il magistero di don Giampiero Brazzelli, fino ad allora coadiutore di Colnago. Don Giampiero si inserì ben presto nella realtà locale, non solo religiosa, cercando di operare con saggezza, moderazione e spirito costruttivo, linee di approccio ai problemi che don Giampiero utilizzò per cercare di ricomporre, per quanto nelle sue possibilità, le traumatiche fratture e divisioni che si erano precedentemente generate. A tale riguardo vorrei citare due brevi dichiarazioni rilasciate in occasione della stesura del libro sul centenario della chiesa di Verderio ex Superiore. Ricordando il 1957 come momento difficile di divisione tra cattolici e comunisti, egli precisava: “… non è del tutto esatto operare questa divisione fra cattolici e comunisti. Se non per l’aspetto politico; gli stessi comunisti erano per lo più cattolici, alcuni ferventi” (La chiesa parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano, p.194). Nella testimonianza sempre sullo stesso testo, a pagina 196, aggiunge: “Poi, come del resto succedeva dappertutto, negli anni ’60 c’era in paese una forte divisione ideologica nel campo sociale, che portava tanta sofferenza e richiedeva amore per accogliere tutti”. Già, “amore per accogliere tutti”. Il nuovo parroco intraprese dunque un percorso che volgeva lo sguardo verso la comprensione e l’accoglimento di tutti, indipendentemente dalle idee politiche di ciascuno di essi.
 
Don Giampiero Brazzelli (fonte Verderio. La chiesa parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano.1902-2002)
 
Don Giampiero si trovò probabilmente avvantaggiato nella sua missione pastorale e nell’evangelizzazione della società perché i tempi, anche per la Chiesa cattolica, stavano lentamente cambiando.  Il 28 ottobre 1958 un vescovo bergamasco, Angelo Giuseppe Roncalli, nato a Sotto il Monte, una decina di chilometri da Verderio, fu proclamato papa con il nome di Giovanni XXIII. Il suo pontificato fu segnato da episodi indelebilmente registrati dalla memoria popolare, oltre che da un'aneddotica vastissima. I suoi “fuori programma” riempirono il vuoto di contatto con i fedeli e con il popolo. Nel 1959, un anno soltanto dopo la sua elezione, “tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito”, annunciò il Concilio Vaticano II. Un evento epocale, destinato a cambiare il volto della Chiesa e della società.
A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, anche ai vertici delle due superpotenze mondiali arrivarono uomini che fecero sperare in un cambiamento politico, nella distensione e nel miglioramento delle relazioni tra gli Stati: Nikita Krusciov in Unione Sovietica e John F. Kennedy negli Stati Uniti d’America. In Italia, nel 1963, Aldo Moro compose il primo governo di centro-sinistra, con la partecipazione attiva dei socialisti. In quegli anni si svilupparono spiragli di apertura e di miglioramento delle condizioni economiche e sociali degli italiani, nonché fecero irruzione nuovi elementi culturali e ideologici, che invasero il tessuto sociale trovando la loro più vigorosa espressione nelle scelte e negli atteggiamenti dell'universo giovanile.

Per concludere, perché è necessario che questa storia sia conclusa, al di sotto della scorza rappresentata dalla lotta politica e dalle tensioni sociali, la vita di Verderio Superiore rimase vigorosa, perché la maggior parte della sua gente dimostrò, messa di fronte alle prove più severe, di essere responsabile e con uno spiccato senso di appartenenza alla comunità e di partecipazione alla vita civile e democratica del paese.  
In alcuni settori della politica locale, soprattutto negli anni Settanta e Ottanta, prevalsero idee e programmi che privilegiarono interessi particolari e logiche campanilistiche, introdussero elementi di divisione, frenarono lo sviluppo economico e sociale. Malgrado ciò, un più equo e giusto riequilibrio fra le varie classi e le forze in campo, avvenuto successivamente a quegli anni, ha attenuato le radici delle tensioni e delle feroci contrapposizioni, che in passato avevano gravato così pesantemente sulla vita politica e sociale del paese.
La comunità di Verderio è cresciuta, si è aperta alle novità ed ai cambiamenti, ha mostrato determinazione e ragionevolezza nel cercare strade nuove, più unitarie e partecipate. Alla soglia del XXI secolo si sono aperti scenari per certi versi inediti, certamente attesi e auspicati da molti, che hanno, a distanza di mezzo secolo, in qualche modo reso giustizia a uomini e donne, ad un’intera comunità, che per alcuni decenni ha subito ingiustizie e soprusi ed ha vissuto sotto una cappa carica di tensioni e paure.
Per rispetto della loro memoria e della loro storia personale e collettiva era doveroso ricordare parte del loro vissuto e tentare di riordinare e fare chiarezza su un periodo della storia di Verderio Superiore rimasto per troppo tempo in penombra.  

Beniamino Colnaghi

Bibliografia e sitografia
Verderio, la storia attraverso le immagini e i personaggi, a cura della Biblioteca intercomunale di Verderio, novembre 1985.
Verderio. La chiesa parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano. 1902-2002: un secolo di storia, arte e vita religiosa, a cura della parrocchia di Verderio Superiore, luglio 2002.
Giulio Oggioni, Quand sérum bagaj, Barzago, Casa Editrice Marna, 2004.
Giulio Oggioni, Verderio. 1940-1945. Ricordi, immagini e testimonianze nel diario di cinque anni di guerra, Cornate d’Adda, A. Scotti Editore, 2008.
Denis Mack Smith, Storia d’Italia 1861-1969, Bari, Laterza, 1972.
Archivio storico del Comune di Verderio.
Archivio del giornale Il Resegone di Lecco.
Enciclopedia libera on-line wikipedia.org
Cronologia on-line cronologia.leonardo.it

Note
1. Gnecchi: http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2013/02/verderio-superiore-la-signora-aida.html
2. Cooperativa San Giuseppe: http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2014/02/la-cooperativa-di-consumo-san-giuseppe.html
3. Fede e religiosità: http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2013/06/la-domenica-andando-alla-messa.html

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